sabato, luglio 15, 2006

Il ponte fra la Terra e la Luna.

Sarebbero necessari circa 3.844.000.000 di sardine per coprire la distanza che separa la Terra dalla Luna. Purtroppo questo risulterebbe molto costoso.
Questo é il risultato a cui sono giunti scienziati di tutto il mondo in un recente convegno che ha coronato 5 anni di lavoro di 20 grandi centri di ricerca mondiali. Il convegno, dal titolo "Sardine: the stairway to heaven", si é tenuto al Muris Institute di Ginevra la domenica passata ed é stato organizzato dal TLM: il centro italiano, che sta a capo del progetto, é riuscito nell'impresa di unificare il lavoro immenso riguardo l'annosa questione del collegamento Terra-Luna per mezzo di sardine in conclusioni univoche, e di riunire ad uno stesso tavolo di discussione correnti di pensiero divergenti. Com'é noto infatti, negli anni passati sono stati aspri i confronti fra svedesi e giapponesi, e tra macedoni e persiani, sulla direzione da dare alla ricerca. Ciononostante l'ottimismo é stato il grande collante che ha permesso il dialogo tra le varie equipe. Dei 350 scienziati (fra cui 6 premi Nobel e 2 Emeriti al Servizio dell'Umanità) hanno fatto da relatori i 20 responsabili dei singoli centri, 4 super esperti e il capo organizzatore dell'evento, nei tre giorni di incontro. Una sessantina invece i giornalisti di molteplici testate europee, africane, asiatiche, oceaniche e americane. Fra le dichiarazioni dei ricercatori, attinte dalle relazioni e rilasciate durante le interviste, alcune possono essere esemplificative del livello raggiunto dalla ricerca.
Il prof. Yonochokat, del "Centro Ricerche Fondamentali Sol Levante e Luna Calante" di Osaka illustra così uno dei fattori critici dello studio: "Certo, l'impresa é alla nostra portata... Se non in tempi brevi perlomeno nei prossimi 10 anni. Un problema é il fatto che tre miliardi-ottocentomilioni e rotti di sardine coprirebbero la distanza media che ci separa dal satellite... Ciò significa che per coprire quella maggiore ne occorrerebbero molte di più. Soprassedendo sulla tecnologia di allungamento/accorciamento della strada stellare, il problema sardina é intanto economico... Ci aspettiamo molto dalle ricerche americane ed italiane sulla costruzione di sardine sintetiche su vasta scala: i nuovi polimeri paiono dare risultati incoraggianti in fase sperimentale."
La prof.ssa Tepijapish, direttrice del "Centro Umano Equidistante" di Katmandu incalza sul problema del controllo della lunghezza: "Innanzitutto vi deve essere una verifica costante dell'estensione di una struttura tanto importante: pena la perdita di sicurezza per le persone che ne fruiranno. Ciò sarà ovviamente affidato a potenti centri di calcolo posizionati in varie zone del mondo, e previsti per ora in una quarantina, per i quali già oggi si crea lo spazio: varie zone, dalla Carolina al Nepal al Mozambico - solo per citare qualche esempio - sono in fase di preparazione per mezzo di disboscamenti naturali e rilocazione gentile di villaggi che occupano abusivamente i territori di pertinenza. "
Dal Presidente del "Centro Mondiale Antinucleare per l'Unificazione dei Pesci" (WACFU) di Seattle, prof. Junkstonsky, arriva un incoraggiamento a non lasciare la strada delle sardine naturali anzitempo:
D - "Innanzitutto grazie per il tempo che ci dedica, immagino abbia margini strettissimi con cui gestire la gran mole di lavoro che dirige. Mi preme - mi permetta - complimentarmi con lei per essere una delle persone più impegnate a perseguire il bene del mondo."
J - "Grazie, grazie. Si, é un lavoro incredibile e molta gente sicuramente non immagina nemmeno quanta fatica e professionalità vengano investite in questo genere di cose."
D - "Sono sicuro che avrete tanti ammiratori anche fra i semplici appassionati di scienza. A proposito della ricerca, vorrei che ci spiegasse - professore - il vostro approccio alla questione del controllo sulla lunghezza della strada stellare."
J - "Queste sardine... E' una questione fra le più pressanti della scienza moderna. Vede, la natura non ha creato nulla di casuale e, per quanto difficile, c'é sempre il modo di utilizzarla con un minimo approccio industriale. In particolare, al WACFU abbiamo sviluppato dei modelli complessi che sembrano indicare una soluzione fruttuosa in questo senso."
D - "Potrebbe anticiparci qualcosa, a grandi linee?"
J - "Certamente. Abbiamo modificato geneticamente alcune sardine, con metodi a basso costo, riuscendo ad ottenere dei nuovi esemplari con una pelle molto più elastica delle comuni sardine."
D - "Qual'é il fine di queste alterazioni?"
J - "Vede, con le super-sardine si ottengono risultati buoni quanto con i polimeri. Una tesi é che le si potrebbe unire testa-coda-testa-coda e così via, nel numero minore necessario ad effettuare il collegamento: all'allontanarsi della Luna, dunque, i pesci si allungherebbero mantenendo stabile la struttura, e senza il rischio che la strada si fratturi!"
D - "Geniale."
J - "Già... Ma non é tutto qui. I nostri modelli più recenti hanno messo in luce che sarebbe più vantaggioso un procedimento per certi versi opposto. L'idea é quella di montare solo una sardina modificata ogni 10.000: infatti, allo stato attuale riusciamo ad inviare segnali elettrici alla sardina super-elastica in modo da farle aprire la bocca tanto da ingoiare la sardina che le succede. La sardina resiste egregiamente alle sollecitazioni e ingoia ed espelle l'altra senza traumi. Capisce? Un decimillesimo della spesa per la modifica! E tante bastano per un accorciamento adeguato."
D - "E come inviate gli impulsi alle sardine?"
J - "Questo é possibile grazie a dei collegamenti modernissimi costituiti da nanotubi di carbonio tenuti insieme da un po' di polimeri, che creano un ponte senza nessuna perdita di segnale, nemmeno sulle lunghissime distanze."
Un'ultima testimonianza, "pescata" (mi si conceda la battuta) durante la relazione, viene dal direttore dell'equipe moldava per il "Centro Universale Ecologico Gesuita dei Pani e dei Pesci", il prof. Poissochov: "La nostra ricerca é cominciata con la teorizzazione di un'orbita di sardine artificiale, dentro la quale la Luna potesse scivolare durante l'anno, ed una costruzione di ponti mobili che la scavalcassero partendo dalla Terra. Ora, esimi colleghi, tutto questo é preistoria. Abbiamo da tempo capito che l'impatto di un utilizzo di una tale mole di sardine potrebbe non essere ecologicamente sostenibile. Abbiamo fatto passi da giganti in questi lunghi anni di lavoro [applauso] Tuttavia resta primaria la questione della sardina standard: le tecniche di rilevamento devono essere affinate per arrivare a stabilire quanti millimetri devono essere lunghe le sardine, in base a quanti esemplari di tale taglia siano disponibili [...] la misura accettata di 98 millimetri non pare sottoscrivibile a priori. Potrebbero essere anche 120."
Grande emozione e sorpresa quando, alla chiusura del convegno annunciata sul palco dal prof.Rojo (il responsabile organizzativo), una pioggia di sardine é calata sui presenti dal soffitto sulle note de "La Mer" di Debussy. Applausi e qualche lacrima per tutti i partecipanti.

E' innegabile che i risultati espressi dalle relazioni siano molto stimolanti e di grande impatto, ciononostante resta da sperare che gli stanziamenti governativi per i vari centri aumentino, se non che raddoppino, come auspicato dai ricercatori.

Django

1 Commenti:

At agosto 17, 2006 5:39 PM, Anonymous Anonimo ha scritto...

Very pretty design! Keep up the good work. Thanks.
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