venerdì, luglio 28, 2006

Goretex per la pace.

Le nuove tecnologie sono sempre più indirizzate al bene dell'umanità. Ciò é ancora più evidente dalla nascita del nuovo Goretex, sviluppato proprio per le popolazioni in via di crescita affinché le aiuti a vivere meglio nei loro climi, accostandosi nel contempo alla cultura occidentale. La scoperta é nata dal progetto Sweat Go Away For Peace portato avanti per dieci anni dall'equipe internazionale capitanata dal Prof. Ashe Ellon, il noto direttore del centro statunitense Materiali Asciutti del Futuro (FDM). L'annuncio, risalente a 4 (quattro) mesi fa, é stato limitato alla cerchia degli accademici e dei grossi produttori industriali, e solo ora il grande pubblico, con i mass media, é venuto a conoscenza del nuovo materiale traspirante. E' stato chiamato AlGoreTexWiller™, in onore dell'eroe dei fumetti senza pezza e dell'elemento della tavola periodica "Alluminio". Il cosiddetto Alluminio, d'altronde, é il grande assente del composto ultraleggero per indumenti. A quanto pare, dal momento della scoperta si é scatenata la corsa al brevetto dei grandi produttori, fra i quali ha poi prevalso una nota marca di abbigliamento sportivo, da tempo impegnata nell'aiutare le nazioni in via di sviluppo.
E' grazie a loro se, per una volta, il viziato Occidente sta a guardare le novità tecnologiche che a lui non sono destinate. Un vero schiaffo in faccia al consumismo e alla cultura eurocentrica da parte dei nuovi filantropi dell'industria. L'iniziativa, infatti, é destinata a mostrare ai paesi mediorientali la parte buona dell'occidente, come contributo all'azione di riappacificazione mondiale; insomma, la sfida raccolta dalla sPorts giusto qualche mese fa si può considerare già vinta, perlomeno sotto il profilo morale. Il resto lo giudicherà il libero mercato. Invero si dovrebbe considerare che le campagne pubblicitarie per i nuovi prodotti hanno fatto il loro effetto sulla gente e, anche se messi in commercio da poco, tali prodotti hanno un'aspettativa di acquisto/baratto molto alta, stando alle statistiche stilate dalla sPorts Statistics basate sul consumo di salviette intime dal 1960 al 2006. Resta da verificare l'esito dell'approccio informale verso la clientela studiato dalla ditta. I tecnici della sPorts, come sempre, sono stati disponibilissimi ai contatti con i giornalisti, così come i ricercatori del progetto originale. Il Prof. Van Der Von De Ble ci ha spiegato che il progetto é iniziato come spin-off sulle ricerche comportamentali svolte negli USA: "Quelle ricerche, tuttora in corso, hanno mostrato che l'atteggiamento di una persona nei confronti degli altri é influenzato da vari fattori, fra i quali - strano a dirsi - la temperatura ambientale. Questo l'esperimento: con una scusa, due persone sono state poste sotto osservazione in una stanza, e lasciate libere di parlare. A loro insaputa, é stata poi aumentata la temperatura dell'ambiente, molto gradualmente. Bene, le persone mostrano invariabilmente un peggioramento dell'umore proporzionale al disagio causato dal caldo. Successivamente é stato poi attivato l'impianto antincendio del locale, e dunque litri e litri d'acqua sono piovuti sulle cavie mentre discutevano. Bene, hanno mostrato di non gradire neanche quello."
Da lì é partita la costituzione dell'equipe, che in capo a cinque mesi aveva annesso grandi promesse della ricerca nel campo dei materiali. E' noto che le donne di alcuni paesi arabi sembrino snob, e - per chi non conosca la profonda filosofia di vita orientale - distaccate e accaldate. Gli europei, che sognano di essere ripresi in ogni momento della loro vita e di raccontarsi in televisione, non capiscono il profondo intimismo dei popoli dalla scrittura arzigogolata. Ma gli scienziati sì; e uno dei vari punti in comune fra ricercatori e finanziatori é stabilire su che piano lavorare per far rilassare un po' queste genti. E nessuno come una donna può capire un'altra donna o credere di farlo, come ci spiega la Prof.ssa Retabehl: "Dovremmo capire che sotto ogni vestito é contenuta una persona. Ovviamente qualcuno può non essere contenuto. La questione é vedere le aspirazioni che ci caratterizzano, e far combaciare il nostro aspetto con esse" - afferma, la docente di Semiotica del Vestiario. La sua ultima pubblicazione, dal titolo 'Aspetto e Spero', é stata il giro di boa degli studi italiani sullo Spero moderno. Continua - "La donna araba é una donna impegnata, allegra, dalla vita frenetica. I suoi veri problemi derivano dalla sudorazione accentuata e dalla polvere nelle strade. Il nuovo Goretex per tenere freschi e rilassati i popoli, in particolare la donna, permettendo loro di mantenere la loro identità, potrebbe essere più rivoluzionario del compact disc. Sono persone molto ricettive alle innovazioni, ecco perché il nuovo 'must' delle donne arabe sportive e moderne, per fare un esempio, é l'uso di comodi stivali di gomma che proteggono dalla polvere sulle strade. Sono dinamici, spiritosi, pratici." Proprio da iniziative di piccola imprenditoria come gli stivali giovani, e la moda degli emoticons (le cd.faccine) ricamati sui vestiti (v.foto d'archivio in basso, tre ragazze afghane soltanto cinque anni fa), si é palesata la voglia di cambiamento della gente mediorientale. Movimenti NeoSperisti hanno spesso appoggiato iniziative noglobal. Proprio in questi giorni si tiene a Seattle il convegno sullo Spero medievale e lo Spero moderno, che propone un confronto fra gli ideali di mille anni fa e le leggi di oggi volte alla sua salvaguardia. E' evidente che la persona sia al centro della scienza, specifica l'accademica: "Il nodo centrale é rispettare le culture e le persone. Salvaguardarne la dignità, l'immagine. Non possiamo esimerci dall'appoggiare aziende che perseguono in maniera evidente questi obiettivi. Dietro ogni grande uomo c'é una donna grandissima, enorme. Le sue dimensioni sono paragonabili a quelle del colosso di Rodi o della Grande Piramide: ella é una delle poche cose visibili dalla Luna" conclude.
Appena il prodotto é stato disponibile, la sPorts ha regalato un migliaio di capi a ragazze delle città più grandi, perché cominciassero a mostrare la nuova moda. La sPorts ha intrapreso una politica di familiarità ed integrazione, al fine di lasciare che il comfort e la gradevolezza fossero assimilati fra coetanee, e non tanto per effetto della pubblicità. Libere di andare dove vogliono e quando vogliono, le ragazze hanno però mostrato una certa difficoltà nell'essere le prime ad indossare il nuovo abbigliamento. In seguito a questo iniziale imbarazzo, é stato più difficile del previsto convincerle ad uscire a chiacchierare con le amiche. Hanno apprezzato la freschezza del materiale e la comodità degli stivali, eppure la loro vita sociale procede ad un ritmo un po' blando per le aspettative dell'azienda; manca il contatto con la massa, il motore che crea la tolleranza fra culture diverse.
"Attualmente le truppe 0NU sono impegnate a far uscire le donne a chiacchierare" - ha affermato il Gen. Bijou, a capo delle truppe stanziate nella regione centrale dell'Afghanistan - "e, dati i patti presi con questi governi, non possiamo andarcene prima che ogni singola donna abbia chiacchierato come si deve."
Non c'é molto da aggiungere: la macchina perfetta dell'industria occidentale non lascia indietro nessuno, che lo voglia o no. Auguri, nuovi protagonisti del mondo!

Django

sabato, luglio 15, 2006

Il ponte fra la Terra e la Luna.

Sarebbero necessari circa 3.844.000.000 di sardine per coprire la distanza che separa la Terra dalla Luna. Purtroppo questo risulterebbe molto costoso.
Questo é il risultato a cui sono giunti scienziati di tutto il mondo in un recente convegno che ha coronato 5 anni di lavoro di 20 grandi centri di ricerca mondiali. Il convegno, dal titolo "Sardine: the stairway to heaven", si é tenuto al Muris Institute di Ginevra la domenica passata ed é stato organizzato dal TLM: il centro italiano, che sta a capo del progetto, é riuscito nell'impresa di unificare il lavoro immenso riguardo l'annosa questione del collegamento Terra-Luna per mezzo di sardine in conclusioni univoche, e di riunire ad uno stesso tavolo di discussione correnti di pensiero divergenti. Com'é noto infatti, negli anni passati sono stati aspri i confronti fra svedesi e giapponesi, e tra macedoni e persiani, sulla direzione da dare alla ricerca. Ciononostante l'ottimismo é stato il grande collante che ha permesso il dialogo tra le varie equipe. Dei 350 scienziati (fra cui 6 premi Nobel e 2 Emeriti al Servizio dell'Umanità) hanno fatto da relatori i 20 responsabili dei singoli centri, 4 super esperti e il capo organizzatore dell'evento, nei tre giorni di incontro. Una sessantina invece i giornalisti di molteplici testate europee, africane, asiatiche, oceaniche e americane. Fra le dichiarazioni dei ricercatori, attinte dalle relazioni e rilasciate durante le interviste, alcune possono essere esemplificative del livello raggiunto dalla ricerca.
Il prof. Yonochokat, del "Centro Ricerche Fondamentali Sol Levante e Luna Calante" di Osaka illustra così uno dei fattori critici dello studio: "Certo, l'impresa é alla nostra portata... Se non in tempi brevi perlomeno nei prossimi 10 anni. Un problema é il fatto che tre miliardi-ottocentomilioni e rotti di sardine coprirebbero la distanza media che ci separa dal satellite... Ciò significa che per coprire quella maggiore ne occorrerebbero molte di più. Soprassedendo sulla tecnologia di allungamento/accorciamento della strada stellare, il problema sardina é intanto economico... Ci aspettiamo molto dalle ricerche americane ed italiane sulla costruzione di sardine sintetiche su vasta scala: i nuovi polimeri paiono dare risultati incoraggianti in fase sperimentale."
La prof.ssa Tepijapish, direttrice del "Centro Umano Equidistante" di Katmandu incalza sul problema del controllo della lunghezza: "Innanzitutto vi deve essere una verifica costante dell'estensione di una struttura tanto importante: pena la perdita di sicurezza per le persone che ne fruiranno. Ciò sarà ovviamente affidato a potenti centri di calcolo posizionati in varie zone del mondo, e previsti per ora in una quarantina, per i quali già oggi si crea lo spazio: varie zone, dalla Carolina al Nepal al Mozambico - solo per citare qualche esempio - sono in fase di preparazione per mezzo di disboscamenti naturali e rilocazione gentile di villaggi che occupano abusivamente i territori di pertinenza. "
Dal Presidente del "Centro Mondiale Antinucleare per l'Unificazione dei Pesci" (WACFU) di Seattle, prof. Junkstonsky, arriva un incoraggiamento a non lasciare la strada delle sardine naturali anzitempo:
D - "Innanzitutto grazie per il tempo che ci dedica, immagino abbia margini strettissimi con cui gestire la gran mole di lavoro che dirige. Mi preme - mi permetta - complimentarmi con lei per essere una delle persone più impegnate a perseguire il bene del mondo."
J - "Grazie, grazie. Si, é un lavoro incredibile e molta gente sicuramente non immagina nemmeno quanta fatica e professionalità vengano investite in questo genere di cose."
D - "Sono sicuro che avrete tanti ammiratori anche fra i semplici appassionati di scienza. A proposito della ricerca, vorrei che ci spiegasse - professore - il vostro approccio alla questione del controllo sulla lunghezza della strada stellare."
J - "Queste sardine... E' una questione fra le più pressanti della scienza moderna. Vede, la natura non ha creato nulla di casuale e, per quanto difficile, c'é sempre il modo di utilizzarla con un minimo approccio industriale. In particolare, al WACFU abbiamo sviluppato dei modelli complessi che sembrano indicare una soluzione fruttuosa in questo senso."
D - "Potrebbe anticiparci qualcosa, a grandi linee?"
J - "Certamente. Abbiamo modificato geneticamente alcune sardine, con metodi a basso costo, riuscendo ad ottenere dei nuovi esemplari con una pelle molto più elastica delle comuni sardine."
D - "Qual'é il fine di queste alterazioni?"
J - "Vede, con le super-sardine si ottengono risultati buoni quanto con i polimeri. Una tesi é che le si potrebbe unire testa-coda-testa-coda e così via, nel numero minore necessario ad effettuare il collegamento: all'allontanarsi della Luna, dunque, i pesci si allungherebbero mantenendo stabile la struttura, e senza il rischio che la strada si fratturi!"
D - "Geniale."
J - "Già... Ma non é tutto qui. I nostri modelli più recenti hanno messo in luce che sarebbe più vantaggioso un procedimento per certi versi opposto. L'idea é quella di montare solo una sardina modificata ogni 10.000: infatti, allo stato attuale riusciamo ad inviare segnali elettrici alla sardina super-elastica in modo da farle aprire la bocca tanto da ingoiare la sardina che le succede. La sardina resiste egregiamente alle sollecitazioni e ingoia ed espelle l'altra senza traumi. Capisce? Un decimillesimo della spesa per la modifica! E tante bastano per un accorciamento adeguato."
D - "E come inviate gli impulsi alle sardine?"
J - "Questo é possibile grazie a dei collegamenti modernissimi costituiti da nanotubi di carbonio tenuti insieme da un po' di polimeri, che creano un ponte senza nessuna perdita di segnale, nemmeno sulle lunghissime distanze."
Un'ultima testimonianza, "pescata" (mi si conceda la battuta) durante la relazione, viene dal direttore dell'equipe moldava per il "Centro Universale Ecologico Gesuita dei Pani e dei Pesci", il prof. Poissochov: "La nostra ricerca é cominciata con la teorizzazione di un'orbita di sardine artificiale, dentro la quale la Luna potesse scivolare durante l'anno, ed una costruzione di ponti mobili che la scavalcassero partendo dalla Terra. Ora, esimi colleghi, tutto questo é preistoria. Abbiamo da tempo capito che l'impatto di un utilizzo di una tale mole di sardine potrebbe non essere ecologicamente sostenibile. Abbiamo fatto passi da giganti in questi lunghi anni di lavoro [applauso] Tuttavia resta primaria la questione della sardina standard: le tecniche di rilevamento devono essere affinate per arrivare a stabilire quanti millimetri devono essere lunghe le sardine, in base a quanti esemplari di tale taglia siano disponibili [...] la misura accettata di 98 millimetri non pare sottoscrivibile a priori. Potrebbero essere anche 120."
Grande emozione e sorpresa quando, alla chiusura del convegno annunciata sul palco dal prof.Rojo (il responsabile organizzativo), una pioggia di sardine é calata sui presenti dal soffitto sulle note de "La Mer" di Debussy. Applausi e qualche lacrima per tutti i partecipanti.

E' innegabile che i risultati espressi dalle relazioni siano molto stimolanti e di grande impatto, ciononostante resta da sperare che gli stanziamenti governativi per i vari centri aumentino, se non che raddoppino, come auspicato dai ricercatori.

Django